Pilgrims

La natività su un touchscreen

Possiamo considerare come primo pellegrinaggio cristiano della storia il viaggio verso la grotta della natività di Betlemme che i magi, guidati dalla cometa, intrapresero per rendere omaggio al neonato Gesù.

Oggi in quello stesso luogo ogni giorno giungono migliaia di turisti-pellegrini che si infilano nella cupa cripta per vedere il luogo in cui Maria Vergine ha dato alla luce il piccolo Gesù.

Laggiù nella cripta sotto la Basilica fatta erigere da Costantino I nel 300, l’aria è pesante e l’atmosfera è opprimente, probabilmente a causa della moltitudine di persone che vi si accalca. Un luogo che solamente con molta immaginazione lo si arriva a sovrapporre all’immagine della spoglia grotta del presepe.

Il misticismo e la sacralità del luogo sono sopraffatti dalle chiacchiere, dagli schiamazzi, dalle risate, dagli spintoni, dalle lacrime, dall’acre odore di sudore, dalle luci fredde dei flash, dai click elettronici, dagli ordini perentori delle guide o dai rimproveri gravi dei prelati che svolgono il servizio d’ordine piuttosto che il compito di guide spirituali.

Solo di rado nella bolgia si intravede un pellegrino, silenzioso, penitente, rispettoso, raccolto nei sui pensieri mentre cerca di perdersi nella preghiera per percepire la spiritualità del luogo nel quale si trova.

Questo luogo cardine della cultura cristiana, ogni giorno è fotografato e taggato attraverso migliaia di selfie sparati nell’etere, visitato fisicamente da pellegrini maldestri ed esplorato superficialmente attraverso lo schermo del proprio tablet o del proprio smartphone

Un terreno fertile per la produzione della reliquia digitale contemporanea, un gesto sintomo della globalizzazione capace di snaturare un luogo e di sminuirne il significato ontologico.

Questa serie di foto vuole mostrare la caricatura del turista-pellegrino sottolineandone la difficoltà di comprendere la misticità di un luogo.

Palestina, Betlemme. Aprile 2016

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