Passi via da Longarone, guardi là, verso destra pensando con un magone dentro aspetta, non ancora, non ancora, eccola la gola, è proprio stretta, pensa poi di notte… eccola, la diga del Vajont. Poi si gira a sinistra e si lascia la valle maestra si inizia a salire, ci si infila su per la valle di Zoldo, si sfiora il campanile di Pirago e su verso lo Staulanza.
Una valle dalle montagne importanti questa: il Civetta, con la sue vie storiche la Solleder e la Philipe-Flam; el Caregón de ‘l Padreterno o Pelmo, che una leggenda narra essere stata una montagna dai verdi pascoli prima della grande frana, e poi il monte Rite mortale con i suoi cannoni e oggi commerciale col suo museo delle nuvole, i suoi yak che calzano a pennello nel grande lunapark delle Dolomiti dell’UNESCO.
Ma lungo la strada che lascia la val di Zoldo e gira verso Cibiana si trova Fornesighe, 1012 m sul livello del mare e 250 persone. Un piccolo paese di poche case e di poche strade.
25 anni fa su idea dei giornalisti della trasmissione della RAI 1mattina si decise di riprendere e reinterpretare il vecchio carnevale, la Gnaga. Da allora in concomitanza alla sfilata si organizza un concorso a tema di scultura di maschere lignee:
Le regole sono poche e semplici: un tema, quest’anno i quattro elementi; la materia da lavorare, che è sempre quella cioè il legno e la calzabilità, cioè la maschera deve poter essere indossata.
Ecco le maschere vincitrici dell’edizione del 2015
La migliore mano e colorazione. La maschera vincitrice dell’edizione 2015 La più non convenzionale La più interessante tra astrazione e volto. La vincitrice della votazione popolare 2015
La Gnaga, rinata da uno stimolo esterno nei primi anni novanta adesso festeggia la sua 25esima edizione. I giovani di allora entusiasti dell’idea interrogarono i vecchi per riscoprire le consuetudini dimenticate e le modalità del corteo. Così iniziò la storia della “nuova” Gnaga che unisce ricordi dei vecchi e nuove regole e variazioni che vanno a costruire una nuova magnifica tradizione.